Maggio per la pace e l’unità
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. (Gv 19, 25-27)
L’Eccomi di Maria non è terminato con l’aver accolto nel suo grembo il Figlio di Dio, ma si è riproposto per tutta la sua vita “custodendo tutte quelle cose nel suo cuore”. Maria, infatti, si è affidata a Dio totalmente, fino all’ultimo momento, quello più tragico che mai nessun genitore vorrebbe vivere: la morte del figlio. È rimasta sotto la croce soffrendo insieme a lui, continuando a custodire la volontà di Dio, consapevole che mai la morte avrebbe avuto la sua ultima parola. Fu così che Dio, per mezzo del Figlio, istituì la Chiesa per le mani di Maria. Ancora una volta ella è stata resa piena di grazia, affidandole una nuova maternità spirituale e immensa, divenendo Madre della Chiesa, madre nostra che, tramite la morte di suo Figlio, siamo stati resi figli di Dio. Le rappresentazioni pittoriche la raffigurano con il manto aperto, segno del suo animo gentile, puro, semplice, sempre pronta ad intercedere per i suoi figli. Tutta protesa a Dio, con gli occhi al cielo e i piedi per terra. Papa Francesco nel 2018 ha istituito la memoria di Maria Madre della Chiesa il lunedì dopo la Solennità della Pentecoste, giorno in cui nasce la Chiesa. Anche noi, come parrocchia, ci prepariamo a rendere grazie a Maria: dal primo maggio inizia il mese a lei dedicato e, attraverso la preghiera del Rosario, porteremo nelle case dei tanti fedeli delle comunità il profumo di rose, il profumo di Maria, donna del coraggio, dell’umiltà, dell’amorevolezza, che ha sempre una parola gentile e di incoraggiamento per tutti noi. Da venerdì 17 maggio inizieremo il triduo in preparazione alla memoria di Maria Madre della Chiesa e proseguiremo con la veglia di Pentecoste il 18 maggio e, a seguire, un momento di festa; domenica sera, alle ore 18,00, ci sarà la processione che inizierà dalla parrocchia N.S. di Loreto, percorrerà alcune strade delle comunità fino ad arrivare presso la parrocchia S. Maria Madre della Chiesa. Infine lunedì 20, giorno della memoria, alle ore 18,30, si terrà la Solenne celebrazione durante la quale pregheremo e chiederemo a Maria di essere anche noi veri apostoli di Cristo, rinnovando il nostro eccomi con la nostra vita che non deve rimanere rinchiusa dentro le proprie resistenze umane, ma essere protesa ai cambiamenti che la volontà di Dio chiede per farci dono di essere una comunità unita che abbia come unico obiettivo quello di portare a tutti l’esperienza dell’incontro con il Risorto. Solo così potremo renderle omaggio e finalmente pregare e gridare: Evviva Maria!
don Gennaro
Pasqua: festa del coraggio
È bello vedere come le stagioni scandiscano i momenti forti che offre la liturgia. E Pasqua è arrivata in primavera, quando tutto dolcemente comincia a risvegliarsi: sbocciano i fiori, il cielo è più lucente e tutto si rallegra tanto da sollecitare ognuno ad uscire dall’inverno dei propri sepolcri. Ci sono macigni che fanno veramente male, come la guerra che porta solo perdite, l’abbandono dei bambini, la solitudine dovuta al disamore, l’angoscia di un futuro sempre più incerto. E poi la malattia del corpo e dello spirito. Di fronte a tutto ciò, comprendo che risulta difficile scommettere sulla speranza eppure, il Cristiano è proprio colui che, nonostante la sofferenza, deve trovare la forza di tornare ad essere balsamo di coraggio e letizia per se stesso e per gli altri. Di credere in quella Resurrezione per espandere il profumo di Cristo. Di essere mano caritatevole e braccia per stringere, abbracciare e srotolare i macigni che impediscono di vivere con la stessa Passione con cui Cristo ha affrontato la vita.
E allora fratelli e sorelle, coraggio! Non scoraggiatevi perché la vita è un dono meraviglioso e aspetta di essere vissuta amando in perdita! Ecco, mi piace allora donare a tutti voi lo stesso augurio che don Tonino Bello rivolse ai fedeli di allora: Pasqua, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E, aggiungerei, di speranze nuove. Coraggio!
don Gennaro
La Croce: il coraggio della libertà
È stato bello iniziare il cammino di Quaresima nel giorno dedicato all’amore: il 14 febbraio e così, con il cuore colmo di passione, abbiamo avviato la nostra riflessione interiore per prepararci ad accogliere la Pasqua, ad ospitare una nuova luce che sappia ridare senso alla nostra esistenza. Siamo tutti, in fondo, dei pezzi di legno permeati da quel razionalismo logorante che porta a considerare ogni cosa, la conseguenza di una scelta nostra e mai, un dono d’amore. Questo modo di essere è ormai frutto di un pensiero mondano che ci rende schiavi del nostro stesso orgoglio e che rende la nostra vita un inferno di catene e paure di noi stessi, del mistero, di ciò che semplicemente ci è capitato e che non per forza dobbiamo capire. Siamo schiavi di un mondo che permette tutto ma non perdona niente e ci dimentichiamo invece di una Chiesa che, invece, sembra non permettere niente ma perdona tutto. La fede deve allora essere quanto mai concreta per essere realmente testimoniata e annunciata. Ci vuole allora una trasformazione che sappia accogliere il senso di un’esistenza non legata alla domanda del mondo, ma che sia spinta dalla volontà di essere liberi. E in questa concretezza che, come Chiesa, abbiamo deciso di dare un messaggio forte alla città di Maddaloni ricordando il compianto don Peppe Diana, il prete ucciso trent’anni fa dalle mani della camorra. Martedì 5 Marzo infatti, si terrà l’evento testimoniale dal titolo, don Peppe Diana: l’identità e la memoria organizzato con il patrocinio del Comune di Maddaloni e dell’Istituto Interdiocesano di Scienze religiose “SS. Apostoli Pietro e Paolo”. Hanno aderito all’iniziativa, che mira a coinvolgere soprattutto le nuove generazioni, esponenti religiosi e civili, accomunati dal senso di appartenenza ai valori incarnati fino all’estremo sacrificio da don Peppe Diana. Sì, perché la libertà è il messaggio forte al quale deve aderire ogni cristiano, ogni uomo di buona volontà che vuole una vita piena e consapevole. Diceva don Peppe che, prima di ogni ruolo è importante essere liberi altrimenti, diventa difficile amare il prossimo. Educare alla legalità diventa a ragione, un compito fondamentale anche per la Chiesa perché è dall’educazione civica, dall’impegno sociale, dal risveglio dei valori etici che l’uomo può finalmente non essere schiavo del mondo e vivere quella trasfigurazione che porta ad avere sicuramente meno consensi, come testimonia lo stesso Gesù Cristo e dal suo esempio don Peppe, ma nuove consapevolezze. Ciò che è fatto per amore della vita deve durare per sempre e non può essere dimenticato. E questo è il senso della Pasqua: sacrificarsi e morire dentro per avere occhi che sappiano capire la profondità della nostra esistenza; cuori ardenti alla ricerca della verità, della giustizia, del cambiamento e piedi in cammino che non hanno paura di attraversare i deserti dei cuori più lontani. Avrà senso la Resurrezione quando tutti risorgeremo e annunceremo la Parola di vita!
don Gennaro
Cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino
C’è un tempo prezioso fatto di silenzi, di preghiera, di riscoperta di sé chiamato Quaresima che, secondo il calendario, quest’anno inizia il 14 febbraio, festa di S. Valentino. Sarà un caso, ma io trovo che cominciare la Quaresima il giorno della festa di tutti gli innamorati sia un messaggio rivolto ad ognuno di noi per riscoprirci figli amati di Dio e uomini e donne innamorati della vita. Infatti, senza l’amore, che senso avrebbe la nostra esistenza? Se lo chiesero anche i discepoli di Emmaus, brano del Vangelo che abbiamo scelto per iniziare il nostro cammino nei vari gruppi parrocchiali fino alla Pasqua. Dopo la morte di Gesù camminavano come viandanti nella notte senza una stella che gli indicasse più il cammino; avevano ormai gli occhi bassi e tanto freddo nel loro cuore perché tutte le speranze erano svanite su quella croce. Stavano tornando indietro, nel passato, come se nulla fosse mai accaduto. Il loro atteggiamento è lo stesso tipico di ogni persona che, finito il tempo di Natale, ha ripreso i propri programmi quasi liberata dalla costrizione di dover per forza essere felice o festeggiare. Ma chi, cosa? É indubbio che il nostro cuore è ormai brachicardico anche di fronte alle emozioni più belle; la frenesia della quotidianità ci sta assorbendo divenendo schiavi del saper fare piuttosto che del saper essere, senza più umanità, senza più Dio. Eppure, Lui, segue questi discepoli, segue ognuno di noi e accompagna i nostri passi, attende i ritmi del cuore e con una pazienza, da vero innamorato, ci parla per ricordarci che la nostra vita vale molto più di una scadenza a lavoro. Che andare male in matematica non sarà poi la fine del mondo. Che aver sbagliato un verbo non è la fine del mondo. Che aver rimproverato tuo figlio è tuo dovere per educarlo a crescere. Che avere qualche chilo in più o centimetri in meno, non renderà mai nessuno inferiore. Che avere a cuore qualcuno è una responsabilità. Che non è assurdo credere al “per sempre” o riporre fiducia nell’altro. Che la carità è un atteggiamento, prima di essere un gesto. Che l’amore è l’unico impegno per cui vale la pena scommettere, anche se non sai cosa accadrà dopo. È una scommessa di croce. E Lui la fa ogni giorno quando appare alle nostre vite e siamo così ciechi che prima di riconoscerlo ci vuole tempo, come successo ai discepoli di Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc. 24, 32). E così quel buio diventerà luce, la tempesta sarà arcobaleno, il fallimento sarà conforto, la paura coraggio, la solitudine un abbraccio benedicente. Dice un poeta: “Basta che un solo uomo sogni perché una intera stirpe profumi di farfalle.” Per amare abbiamo bisogno di (ri)avere: cuori ardenti, occhi aperti e piedi in cammino per non lasciare più la strada della luce. Per credere che ci sono oasi anche nei deserti più aridi. Per vivere una vita d’amore non smielato o sentimentale, ma fatta di presenze, di uno stare concreto, responsabile, coraggioso per accompagnare e testimoniare la bellezza di un incontro che ti cambia la vita. Per sempre.
don Gennaro
Custodire la bellezza
Dio non ha cose da chiedere ma da dare. È per questo che ci ha donato Maria, Madre di Dio. Giovane ragazza inesperta ma dal cuore grande che, senza paura, ha accolto la vita vera: la salvezza. Il suo sì, insieme a quello di Giuseppe, ha permesso di costruire la più bella storia d’amore che ancora oggi non ha fine, perché l’amore è più forte della morte. Maria non ha chiesto, ha solo sperato, custodendo nel suo cuore la grandezza di Dio e di un Amore al quale abbandonarsi, senza troppe domande.
Era piccola, forse ingenua dirà qualche miscredente! No, era innamorata della vita.
Iniziamo sempre l’anno con tanti buoni propositi: promesse, messaggi, foto sui social, slogan ricopiati da poeti che neanche abbiamo studiato, solo per apparire persone migliori, simpatiche, attraenti. Passiamo le giornate a fingere di essere vittime, ma in realtà abbiamo attaccato la nostra identità al delirio di onnipotenza. Viviamo per sopravvivere alla morte, innamorati del nostro razionalismo, del nostro sentimentalismo, continuando a chiedere senza donarci, lamentandoci perché ignari che siamo monadi non feconde. Che vita stiamo custodendo?
A Gennaio non finiscono le feste, o meglio terminano quelle che ci hanno visto presi da mille corse per i regali o con file interminabili alle casse dei supermercati. Gennaio è piuttosto il mese della pace, quella che manca nei nostri cuori, a cui dobbiamo aspirare per poter ritornare ad essere origine di vita e non fine. Auguro a tutti di ascoltare il proprio silenzio per parlare con le proprie ombre, farci pace e finalmente essere sorgenti di amore fecondo, altruisti mai chiusi in se stessi, perché le prime guerre da risolvere sono quelle interiori altrimenti sarà difficile farci prossimi per gli altri. E così, fuori dal nostro infantilismo potremo capire il senso della festa di Maria, Madre di Dio, che è festa della maternità e della paternità per imparare a custodire nel cuore la bellezza di nascere ogni giorno, riscoprirci figli di Dio, figli di una luce che, seppur sconfitta, mai si è spenta. Giuseppe lo aveva capito ed è per questo che ha avuto il coraggio, innamorato perso, di non lasciare che il Mistero d’Amore potesse morire prima ancora di nascere. Maria lo sapeva che non sarebbe stato facile, ma come una madre vera ha custodito il suo dono per offrirlo a noi.
Buona pace a tutti voi!
don Gennaro
Prenditi cura di me è il titolo che abbiamo scelto per il percorso di avvento parrocchiale. Un grido, un aiuto, una dichiarazione d’amore. Una preghiera che attende solo di essere esaudita. In fondo, il vero significato dell’Avvento è proprio questo: attendere che qualcuno apra il nostro cuore a nuova vita. È ritornare ad essere liberi per penetrare realmente nel mistero di Dio. C’è bisogno di vigilare, restare attenti alla bellezza della vita per viverla in pienezza. Di avere occhi nuovi per ricordarci che c’è sempre tempo per cambiare testa e cuore ed essere luce per chi ancora fatica a considerarsi un dono d’amore. E infine, farsi accanto, esserci con parole e gesti di amore. Non è facile, ma l’amore è non rinunciare mai alla felicità dell’altro. Dio ce lo insegna attraverso i momenti forti che la Chiesa ci offre come il cammino di Avvento, un tempo nel quale fermarci, riflettere, riscoprire la reale vocazione di ognuno e non temere di essere annunciatori concreti della Parola di Dio in un mondo che grida di dolore a causa della violenza, dell’egoismo di un’umanità che ha smesso di credere alla vita come valore. Di un’umanità che non si fa prossima. E che si è dimenticata che farsi accanto è essere come Dio, il rimedio, la vita e la cura.
don Gennaro
La prima volta che sono stato in Terra Santa ero seminarista, e mi ripromisi di ritornarci divenuto sacerdote. Dopo quindici anni di sacerdozio ho mantenuto quella promessa fatta a me stesso e ad aprile 2023 sono ritornato lì come parroco della parrocchia S. Maria Madre della Chiesa in Maddaloni, accompagnato da quasi quaranta parrocchiani desiderosi di percorrere i passi di Gesù. Quei giorni trascorsi tra Gerusalemme e la Palestina li ho vissuti come se stessi lì per la prima volta, lasciando che la Parola parlasse al mio cuore, come un pellegrino viandante in cerca di Amore. La Parola si è fatta presente in ognuno e ci ha dato risposte, ma soprattutto nuovi slanci per imparare a vivere una vita fatta di croci, croci di amore che conducono alla pienezza. Abbiamo vissuto la contraddizione evidente di una terra la cui popolazione è divisa da un muro, quasi una prigione, che sembra dividi il vecchio e il nuovo tempo. Ma dietro quel muro c’è la storia di Gesù, a partire dalla sua nascita il cui significato è incompatibile rispetto ad un popolo che vive ancora di rituali arcaici, dove le donne sono uno scarto, violentate e soggiogate da un amore che non è tale; oppure ragazzi abbandonati, figli di nessuno, se non della guerra che combattono in nome di una libertà rinnegata, che hanno perso arti e vivono come venditori ambulanti. All’esterno del muro, tra l’immensità dei deserti circostanti e dei paesaggi che lasciavano un po’ di respiro e davano l’illusione di essere vicini all’occidente, potevamo scorgere i passi adulti di un Figlio che grida:- Gerusalemme! Gerusalemme! Tu che metti a morte i profeti e uccidi a colpi di pietra quelli che Dio ti manda! Quante volte ho voluto riunire i tuoi abitanti attorno a me, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali! Ma non avete voluto!
La storia ci insegna che Israele non è mai stato un Paese tranquillo, ma mai avrei pensato che di lì a poco dal nostro ritorno sarebbe scoppiata una guerra così cruenta. Penso ai giovani e ai bambini i cui sogni sono stati spazzati via a colpi di mitra o da un coltello in mani assassine. Penso alle tante donne stuprate, il cui grembo fertile è diventato culla della loro stessa morte. Ma anche alle tante madri che piangono la morte di un figlio, di un marito, di un familiare. Penso agli uomini giovani e adulti richiamati alle armi per una stupida guerra che sta spargendo sangue in un nome di un dio non vero! Non esiste Amore vero che vuole possesso o morte. Dio urla libertà! Di pensiero, di anima, di coscienza. E verità in nome della quale si arrivi alla vera giustizia e alla pace. Senza stragi.
don Gennaro
𝑰𝒏 𝒗𝒆𝒓𝒊𝒕á, 𝒊𝒏 𝒗𝒆𝒓𝒊𝒕á 𝒗𝒊 𝒅𝒊𝒄𝒐: 𝒔𝒆 𝒊𝒍 𝒄𝒉𝒊𝒄𝒄𝒐 𝒅𝒊 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒐 𝒄𝒂𝒅𝒖𝒕𝒐 𝒊𝒏 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒎𝒖𝒐𝒓𝒆, 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐; 𝒔𝒆 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆 𝒎𝒖𝒐𝒓𝒆, 𝒑𝒓𝒐𝒅𝒖𝒄𝒆 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒐 𝒇𝒓𝒖𝒕𝒕𝒐 (𝑮𝒗 12,24)
Con questo passo del Vangelo di Giovanni voglio iniziare quest’anno pastorale ricco di novità, speranze, promesse e sfide da affrontare. La prima, la più importante è saper stare insieme e creare unità. Seminare non è facile. Richiede attenzione ai tempi, alle disponibilità emotive. Richiede tanto ascolto. Una cura meticolosa, che a volte fa pensare di mollare tutto ma, è nella fatica, ne sono convinto, che si raccolgono i frutti migliori. È una responsabilità di tutti la cura pastorale e nessuno si deve sentire escluso da ciò che la Chiesa ci consiglia attraverso lo Spirito Santo perché solo camminando insieme e non più come isole (seppur con difficoltà), possiamo realizzare ciò che è auspicato nella prima lettera di Pietro E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili (1Pt 3,8).
A partire da settembre, ho iniziato a rivedere tutti i gruppi parrocchiali per riprendere le attività ludiche formative come l’oratorio, i cammini di formazione cristiana come corsi in preparazione al Sacramento del Battesimo, catechismo e corsi in preparazione al Sacramento della Cresima. E ancora i cammini per gli adulti: corso prematrimoniale e pastorale familiare.
C’è tanta strada da fare insieme per rendere la parrocchia la casa di tutti. Non esistono più aggettivi possessivi che non portano all’unità! La parrocchia deve essere famiglia di famiglie e noi, come figli di Dio, dobbiamo seminare sulla strada dell’unità se desideriamo che le Chiese siano un luogo animato dallo Spirito Santo al cui interno possiamo sentirci veramente Fratelli tutti!
don Gennaro
Cavalieri Erranti del Cuore di Cristo
È meraviglioso il mese di giugno. I ragazzi finiscono la scuola, altri si preparano agli esami di Stato o a quelli universitari. Le parrocchie sono in festa per le comunioni e preparano i campi estivi. È un mese intenso che, silente, apre la porta all’estate e tutto diventa più gioioso. Ma giugno è anche il mese dell’Amore, quello del Sacro Cuore di Gesù, un cuore raffigurato all’esterno del petto di Cristo per indicare che Egli è venuto per donarsi nella meravigliosa avventura di amare in perdita, fino all’ultimo respiro. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, è questa la sua testimonianza che lascia impressa dentro di noi, richiamandoci a non arrenderci se siamo stanchi e oppressi, perché lui ci darà ristoro.
S. Paolo ci insegna che l’amore è concretezza: non esiste preghiera sincera che non sia accompagnata da gesti di amore.
Lo insegna anche il tema del Grest estivo che a luglio inizieremo in parrocchia: noi, cavalieri erranti, siamo chiamati a salire in sella e metterci a galoppo di questa vita piena di curve, salite, discese ma profondamente bella. E come don Chisciotte, se a volte ci sembrerà di combattere contro i mulini a vento, avremo sempre l’aiuto di Cristo grazie al quale ogni paura diventerà più leggera.
In quel Sacro Cuore pregato e adorato dobbiamo ritrovare noi stessi per tornare a sentire che il nostro cuore batte con il suo. Dio sa cosa intende, dice il fedele Sancio Panza al termine dell’avventura, perché la fede in Dio è una forza che rende umano chiunque. Ci dobbiamo credere.
don Gennaro
Sotto il mantello di Maria
“Donna ecco tuo Figlio”. Ancora una volta il Signore si dà e lo fa nell’attimo piu doloroso: la sua morte imminente. Maria era lì, come era sempre stata nella vita del Figlio aspettando, accompagnando, osservando e pregando.
Chissà quale strappo ha sentito dentro il suo cuore nel vederlo soffrire ingiustamente eppure, ancora una volta le è chiesto di andare oltre se stessa: lei è l’unica che può continuare ad accogliere e aiutare i figli a fare Chiesa perché lei è Madre della Chiesa.
È bello che la nostra parrocchia prenda proprio questo titolo anzi, questa missione che ci spinge a rinnovare ogni giorno il nostro Eccomi per essere sempre più famiglia di famiglie.
Il mese di maggio ci allieta di un profumo di rose che ridesta il nostro animo e ci riporta alla bellezza del cuore di Maria, alla quale chiediamo la grazia di poter essere anche noi uomini e donne coraggiosi che abbiano a cuore la vita e la felicità dell’altro, affinché nessuno si senta lasciato solo, escluso dal mantello di Maria, nostra madre e madre della Chiesa, che con dolcezza ci apprestiamo a festeggiare il 29 maggio, giorno della sua memoria.
Il Rosario sia la preghiera che ci inebri di profumo, ma non dimentichiamo la concretezza di una donna giovane che ha amato in modo “spregiudicato” affinché anche noi potessimo fare lo stesso.
Questa è la Chiesa: una casa dove si ama. Si ama e basta.
don Gennaro
L’essenziale è invisibile agli occhi
Diceva Pascal: “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”.
È proprio vero, se vogliamo entrare realmente nel mistero della risurrezione di Nostro Signore.
Se ci soffermeremo a pensare come Gesù sia risorto, non riusciremo a trovare nessun elemento chimico o fisico che possa spiegare tale “fenomeno”.
Nelle settimane precedenti alla Pasqua, insieme al prof. Lanotte, abbiamo commentato il Vangelo della Passione secondo Giovanni comparandolo al telo della Sacra Sindone, forse, il segno che Gesù ha lasciato a noi per aiutarci a comprendere che la risurrezione non è un fatto, ma un atto che viene dal Padre che ci conduce alla grazia.
L’apostolo Pietro, nonostante i suoi errori, di fronte a quel sepolcro vuoto, capì che non c’era niente di razionale. Qualcosa di strano stava succedendo.
Anche l’altro, il discepolo amato, vide e credette.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’amore ansimante di Maria Maddalena, la donna che lo profumò di Nardo, l’unica nel Vangelo che ha risposto al comandamento dell’Amore. La sua ansia d’amore li ha fatti correre per vedere e credere.
La Pasqua non è attesa, è fretta, è una corsa verso l’amato.
Spesso, infatti, la nostra vita è lenta, appesantita dai pesi e dalla paura di scivolare e perdere qualcosa di nostro. Viviamo accontentati e rinchiusi in una vita di rassegnazione, di lacrime silenziose, di disamore. I nostri occhi sono spenti e il nostro cuore non trepida. No, oggi è il tempo per far battere il cuore e non rimanere più chiusi in altre rassegnazioni perché il Vangelo ci apre a vita nuova.
L’amore è l’unica intuizione che ci permette di vedere e credere in tutto ciò che è invisibile ai nostri occhi. Tutto quello che ci sta a cuore vive per sempre e vale più della vita.
Auguro a tutti di vivere questo tempo avendo fretta di amare e riscoprire Dio nel Creato, nei sogni rimasti a metà, nell’amato, in un abbraccio, in una stretta di mano e in quel “ci sono” che solo chi ama sa pronunciare senza arrendersi.
Auguri,
don Gennaro
Camminando, curiamo e risorgiamo!
Camminando, curiamo e risorgiamo! Non è solo il titolo del nostro percorso parrocchiale di Quaresima che, con immensa gioia, sinodalmente, abbiamo costruito tutti insieme, ma anche la risposta a quella preghiera che il Signore ha rivolto ad ognuno di noi il mercoledì delle ceneri: «Tornate a me con tutto il vostro cuore» (Gioele, 2.12).
Siamo andati troppo oltre, abbiamo perso l’orizzonte. Forse qualcuno sta camminando ancora al buio confondendo la luce vera.
È tempo di tornare a Lui per riacquistare una fede concreta, pura, senza suggestioni.
È tempo di ritornare all’ordinario per scoprire l’immensa straordinarietà della vita che abbiamo: ce lo dice la croce, un oggetto di legno, uno strumento di condanna e di morte che, invece, diventa la cura a tutti i nostri mali e alle nostre resistenze.
La croce, simbolo del perdono e della speranza, perché anche dalle ceneri può fiorire una vita trasfigurata da un Amore che non conosce la mediocrità e la vanità, ma è tutta un donarsi continuo al prossimo. È il simbolo della salita: sì perché l’amore per essere favola ha bisogno di salire, altrimenti non scopriremo mai l’orizzonte che l’incontro con l’altro nasconde. È una voce che dice: «Ascoltatelo – Alzatevi e non temete», perché è solo salendo che risorgeremo. È il paradosso di due braccia inchiodate che non significano morte, ma sono l’abbraccio di Dio che urla incessantemente: torna a me!
La preghiera, la carità e il digiuno da tutto ciò che è vano diventano così investimenti per un tesoro senza eguali che, attraverso la scoperta del perdono a noi stessi e agli altri, ci porta ad essere dei veri supereroi della tenerezza e della risurrezione.
don Gennaro
Febbraio, mese contraddittorio.
Con il suo ultimo freddo, mentre ancora ci copriamo, pian piano la natura ci dona nuovi germogli di vita profumati. Tutta questa magnificenza e molto altro ancora, ci richiama all’attenzione preparando il cuore ad un nuovo viaggio interiore: la Quaresima.
Tra un inno all’amore ed una maschera scherzosa riflettiamo ancora sul nostro rapporto con Dio. Papa Francesco ci esorta affinché ci impegniamo a contrastare la globalizzazione dell’indifferenza: una malattia estesa nel cuore dell’umanità che porta a un individualismo imperante e ad una solitudine mascherata dalla vanagloria ottenuta dai like sui social.
Il periodo della Quaresima arresta le nostre corse per richiamarci all’umiltà affinché, sull’esempio di Gesù, ci rendiamo servi misericordiosi che con gioia portiamo ai fratelli e alle sorelle il lieto annuncio che Cristo non è morto, è risorto!
Ed ogni giorno vuole che anche tu risorga insieme a Lui. Non affannarti! Ricorda che ti è stata donata una stella in Avvento che aspetta solo che tu ti accorga che vive e brilla in te e per te.
Se veramente vogliamo dare un senso all’amore, iniziamo ad amare Dio e ci scopriremo amati. Inizieremo ad amarci e sapremo amare senza egoismo.
Perché l’amore porta amore e l’Amore tutto può!
don Gennaro
Buona vita!!!
Lustrini e brillantini. Luci abbaglianti di ogni tipo. Ecco un’altra corsa per vivere l’ultimo giorno dell’anno con impeccabile apparenza e innumerevoli buoni propositi da scrivere puntualmente su bacheche virtuali così da ottenere nuovi like che potranno darci una nuova aria intellettuale.
I nuovi inizi, invece, investono il cuore e poco hanno a che fare con i nostri programmi.
I nuovi inizi portano con sè lo stupore dei pastori di fronte ad un bambino stupendo, avvolto in fasce, amato e custodito dai suoi genitori. Uno stupore che confonde e porta a rinascere.
Quante vite abbiamo? Una? No, abbiamo una vita eterna che sarà tale solo se ci lasciamo stupire e confondere dall’Amore vero, come Giuseppe e Maria che custodiva tutte queste cose meditandole nel cuore. Di certo Lei aveva abbandonato gli elenchi delle “cose buone da fare” dopo l’annuncio dell’Angelo, però è stata saggia da lasciarsi la parte migliore: si è affidata.
Auguro ad ognuno di voi di brillare di luce propria ed abbagliare chiunque incontriate affinché nessuno si debba mai sentire solo o escluso di fronte alla gioia!
Vi auguro un volto stupito da Dio per riprendere in mano la bellezza di una vita vissuta appieno.
Non scrivete elenchi, vivete a cuore aperto! Osate nella speranza e abbiate il coraggio di amarvi: solo così neanche un giorno andrà perduto e non ci sarà più la malinconia di ciò che è stato ma il desiderio di vivere il presente e affrontare il futuro con determinazione.
Buona vita a tutti!
don Gennaro
Un’attesa controcorrente
È bello pensare che tra la frenesia che viviamo improvvisamente la Chiesa ci chiede di rallentare le nostre corse quotidiane per prepararci a vivere con consapevolezza il memoriale di due importanti eventi: la nascita e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Questo, come sapete, è il tempo dell’Avvento, quale momento di attesa nuova per riflettere e ritornare ad essere luce per le genti come lo è stato e tuttora lo è Gesù.
Oserei definirlo il tempo dell’andare controcorrente!
Come Giovanni Battista che ha predicato il Battesimo in acqua e professava la venuta del Messia.
Come Maria che ha accolto un amore diverso ma tale da contenerlo tutto nel suo grembo.
Come Giuseppe che per amore ha accolto il Figlio di Dio contribuendo a scrivere pagine di storia e di vita nuova.
Come Cristo, un re nato in una mangiatoia, il cui unico scettro è stato l’amore per ognuno per donarci una speranza che non avrà mai fine.
Forse piuttosto che correre alla ricerca del regalo perfetto, predisponiamoci ad essere noi dono per gli altri senza omologarci ad una vita appiattita da ciò che vuole il mondo, ma iniziamo a scegliere controcorrente e in verità per divenire cristiani coraggiosi. Solo allora potremo sperimentare la nascita del Figlio e come lui, farci Amore.
don Gennaro
Cari Fedeli,
la rete, ed in particolare i siti web, le app come Facebook ed Instagram, sono un ottimo strumento, se utilizzati con scopi avulsi da ogni egoismo personale. Infatti, il loro buon uso sta nella capacità di trasmettere e diffondere messaggi veri, verificabili ed accertabili velocemente. Anche la Chiesa sta facendo numerosi passi avanti, soprattutto con la pandemia, durante la quale proprio le innumerevoli app ci hanno permesso di ridurre le distanze e stare accanto a tantissime persone.
Non posso, inoltre, non pensare al giovane beato Carlo Acutis, che ha fatto della sua passione informatica una via per trasmettere la fede.
Per questi motivi, anche noi abbiamo deciso di realizzare un sito web della parrocchia, di creare una nuova pagina Facebook e una Instagram, affinché la programmazione parrocchiale possa raggiungere anche i più lontani, soprattutto le nuove generazioni.
Vi auguro una buona navigazione, ma ricordate che la comunicazione più bella è quella dell’ascolto visivo quale “dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri” (Papa Francesco, 56° Giornata delle Comunicazioni Sociali).
Ci vediamo in Chiesa.
don Gennaro
Eventi in programma
Bacheca
Don Peppino Diana: l’identità e la memoria
Mensa per i Poveri
GMG Lisbona 2023
Padel e tennis fuori porta
CACCIA AL TESORO IN CEntro
Il messaggio del Parroco don Gennaro all’inizio del nuovo anno scolastico
Rinnovamento nello Spirito Santo: riprendono gli incontri
Allo “Sport Village” di Capua anche i nostri ragazzi
Bacheca Caritas
Questo spazio nasce come strumento di supporto alla Caritas parrocchiale per la raccolta di beni (sezione CERCHIAMO) da donare alle persone bisognose (sezione OFFRIAMO).
E’ possibile raccogliere, oltre ai beni di prima necessità (cibo, indumenti e prodotti per la cura della persona e della casa), anche mobili ed elettrodomestici, al fine di favorire il riuso e fornire un aiuto concreto alle persone bisognose.
La Caritas è aperta il lunedì (ore 16:00/18:00), il mercoledì (ore 10:00/12:00) e il venerdì (ore 16:00/18:00).
Per maggiori informazioni contattare Carmine (348/3337011).